samedi 23 mai 2009

COME UCCIDERE UNA PERSONA SENZA AVERE LE MANI SPORCHE DI SANGUE ?

ORGANIZZAZIONE PEDO-CRIMINALE :
QUANDO LA DEMOCRAZIA PRENDE I COLORI DELLA DITTATURA


Mi chiamo MAOLONI Maria-Pia, la mamma di Fiona (10 anni) e Milla (6 anni), due innocenti vittime della perversione adulta. La mia lotta per la salvaguardia delle mie bambine non e’ solo una battaglia contro la pedo-criminalità organizzata ma rappresenta una guerra contro l’indifferenza e l’ignoranza delle persone davanti al massacro dell’innocenza dei nostri figli. Questa rete pedo-criminale ben strutturata non e’ solo composta da perversi pedofili ma anche dai lori complici, i « perversi istituzionalizzati », che le proteggono o chiudono gli occhi davanti a questi crimini contro l’umanità. Questi complici occupano spesso delle posizioni nella scala sociale abbastanza elevate nelle cosidette "alte sfere" della società, e anche al livello del sistema giudiziario. Gli obbiettivi di questa rete sono principalmente : il potere, il piacere perverso e i soldi. Per raggiungere tali scopi, i lori mezzi sono : l’omertà della stampa ; la ritorsione (minaccie, intimidazioni) per sfruttare cosi le paure della gente ; diffondere delle false informazioni per screditare ed insabbiare la verità su questi crimini, lasciare i cittadini nella totale ignoranza verso questo perfido mondo ; ed infine, isolare le vittime e le persone che hanno il coraggio di difenderle.
L’isolamento del bambino abusato e del genitore protettore e’ una delle finalità ricercate dai perversi istituzionalizzati.
ISOLAMENTO DEL BAMBINO VITTIMA DELLA RETE PEDO-CRIMINALE   Infatti, la trappola e’ di fare credere che il bambino sarà collocato in un contesto « neutro » per permettere alla « giustizia » di prendere le decisioni nell’ «interesse superiore » del bambino. In questo modo, il bambino si ritrova collocato dentro un istituto per un lungo periodo e quindi, sotto il controllo giudiziario. Questa cosa avrà come conseguenza sul bambino di sentirsi punito di aver parlato delle violenze sessuali che ha subito. Quindi, il bambino, già vittima di abusi sessuali, diventa vittima di abuso giudiziario. In conseguenza, sotto il peso di questi sentimenti di colpa, il bambino avrà delle difficoltà a confidarsi di nuovo sul suo vissuto di vittima. Il bambino soffre di un profondo sentimento di abbandono davanti a questo pesante fardello di traumi sessuali subiti, costretto a portarlo solo e in silenzio. Di piu’, il sentimento di disperazione del bambino vittima di abusi sessuali e collocato in istituto, sarà accentuato dal fatto che si ritrova separato dal suo contesto familiare e dal suo genitore protettore. L’articolo 38 del decreto dell’aiuto alla gioventu’ (in Belgio) e’ diventato una trappola per le innocenti vittime violentate e per il genitore protettore. Infatti, delegando il loro « potere di decisione » al direttore del SAJ (Servizio di Aiuto alla Gioventu’) o al SPJ (Servizio di Protezione Giudiziario), certi giudici si deresponsabilizzano davanti alla protezione effettiva del minore nei confronti dei lori carnefici sessuali. Se il genitore protettore non e’ daccordo con questa decisione di collocamento da parte del SAJ o del SPJ, lui potrà fare un ricorso sulla base dell’articolo 37 del decreto dell’aiuto alla gioventu’. Tuttavia, e’ importante sapere che questo preteso ricorso e’ anche un tranello per le vittime, poichè spesso, il genitore si ritrova davanti allo stesso giudice dei minori che, nella maggiore parte dei casi, confermerà la decisione del direttore dell’aiuto alla gioventu’, cioe’ la decisione di collocare il bambino in istituto per allontanarlo dal suo genitore protettore. Quindi il ciclo e’ chiuso ! La tattica di questi perversi istituzionalizzati e’ di imprigionare il bambino per allontanarlo dal genitore protettore. Quindi, il bambino si ritrova in un istituto dello Stato, in « attesa » di una decisione che permettrà di sistemarlo dal genitore carnefice e non protettore. Il collocamento in istituto serve da trampolino per le istituzioni giudiziarie onde poter avere un controllo sulle decisioni di allontamento rapide del bambino dal suo genitore protettore. Vi faranno credere che sarà une periodo di collocamento « molto breve » per permettervi di « prendere una certa distanza » e per permettere alla giustizia « di chiarire la situazione »… Vi diranno pure che « e’ nell’interesse superiore del bambino » (bella frase usata in tutti modi per farvi ingoiare il rospo!). Il primo obbiettivo ricercato dalla rete pedo-criminale e’ quindi raggiunto : isolare il bambino vittima per così proibirgli di esprimersi sui crimini sessuali subiti. Nonostante queste pressioni e queste sofferenze inflitte, se il bambino ha il corraggio di esprimersi ancora sul suo vissuto traumatico, i perversi istituzionalizzati affermeranno che il bambino « ha molto fantasia » o e’ stato « alienato » dal genitore protettore e quindi « non e’ credibile ». In questo modo, evitando di proteggere le mie bambine contro le violenze sessuali che loro hanno subito e affidandole nel contesto paterno pedofilo, il sistema istuzionale e giudiziario di Mons (Belgio) diventa complice di questi crimini. Le mie bambine sono diventate « oggetto di ricatto » per obbligarmi a togliere le denuncie penali e chiudere tutte le procedure a carico del padre, Rocco Antonini e del nonno paterno, Roberto Antonini. Quando vivevo in Belgio con le mie bambine, ho bussato a tutte le porte delle istituzioni belghe per chiedere aiuto (Child Focus, Aiuto alle Vittime, Servizio di Aiuto alla Gioventu’, SOS bambini, Associazioni per l’infanzia, etc.). Tutte queste istituzioni che rassicurano la coscienza collettiva, dopo l’affare Dutroux in Belgio, e che tentano di dimostrare che il bambino e’ protetto e ben tutelato in questo paese !! La morsa si chiudeva intorno a noi ! Io e le mie bambine eravamo disperate e nessuno ci ha aiutato ; siamo state incastrate ! Le mie bambine sono vittime di una rete di pedofili.Aspetto GIUSTIZIA già da cinque anni ! Ci credo ancora poichè continuo le procedure giudiziarie. Tuttavia, spero per le mie bambine, che sono attualmente tra le mani di questi criminali e che questa giustizia non sia un’utopia ! La giustizia diventa un’utopia quando la verità e’ ostacolata dalla corruzione. L’unico modo per vigilare alla manifestazione della verità, in un paese democratico, e’ di permettere ai cittadini di mantenere uno sguardo critico sullo svolgimento delle procedure giudiziarie relative alla pedocriminalità. Questo attraverso i canali d’informazioni che danno accesso ad un pubblico largo, come internet e i media (quando loro mantengono la loro indipendenza e hanno il corraggio di affrontare il problema della pedo-criminalità ! In Belgio, nel mio caso, e’ l’omertà assoluta da parte dei media !). Nonostante tutte le pressioni e ritorsioni che le autorità di Mons mi hanno fatto subire fin ora, continuo a lottare per la manifestazione della verità sugli stupri e la prostituzione delle mie bambine. Malgrado la mia profonda tristezza ed il cuore lacerato di una mamma, resisto al loro ricatto perchè fermare da parte mia le procedure giudiziarie significherebbe abbandonare le mie bambine al loro vissuto di vittime violentate. Per le vittime di crimini sessuali, e’ fondamentale per poter ricostruirsi, di avere un riconoscimento di questo statuto di vittima. Le autorità di Mons hanno voluto invertire i valori facendo credere che le mie bambine fossero delle bugiarde al posto di essere vittime. Questo atteggiamento e’ una negazione di giustizia nei confronti delle mie bambine e quindi, una negazione del diritto ! Non bisogna essere grandi esperti in materia giudiziaria per capire che, nel quadro del mio dossier, l’arbitraria interpretazione della legge da parte dell’autorità di Mons e sopratutto la sua non applicazione, sono finalizzate all’unico scopo di nascondere la VERITA’ degli abusi sulle mie bambine, proteggiendo in questo modo un’organizzazione pedo-criminale ! Abbiamo tutti capito, almeno io di certo, che questa vicenda « soprapassa » gli Antonini e che le decisioni della giustizia di Mons (Belgio) sono sistematicamente orientate in favore degli Antonini al solo scopo di proteggere altre persone complici di questi crimini inflitti alle mie bambine. Questo, malgrado un numero impressionante di testimonianze, di attestati medici e relazioni di valutazione psicologica sulla credibilità delle rivelazioni di abusi subiti dalla mia bambina primogenita. Fiona aveva quattro anni e mezzo quando si e’ espressa sulla violenza sessuale subita dal suo padre, dal suo nonno paterno e dagli altri adulti (in gennaio 2004). Lei ha continuato a parlare ed a disegnare l’orrore del suo vissuto fine al maggio 2007, qualche giorno prima del suo rimpatrio in Belgio. Quindi, nell'arco di tre anni, mia figlia ha avuto il corraggio, malgrado tre collocamenti in istituto, di raccontare e chiedere « aiuto » per poter, noi adulti, liberarla da tutte queste sofferenze. Ma nessuna autorità ha avuto, fin adesso, la volontà di opporsi a questi crimini e di proteggere le mie bambine.
PERCHE ???
La libertà che mi è stata privata ILLEGALMENTE in seguito al mandato di arresto illeggittimo emesso dal Tribunale di Mons (Belgio) ; la sottrazione ILLEGALE e il sequestro delle mie bambine da parte delle autorità belghe ; la separazione dalle le mie figlie e il rifiuto (ILLEGALE) di ogni contatto con la lora mamma, tutta la famiglia materna e le mie bambine (sono trascorsi già DUE ANNI !) ; l’assenza totale di protezione per le mie bambine contro la violenza sessuale che loro continuano ancora a subire attualmente nel contesto paterno ; le accuse NON FONDATE sul mio equilibrio mentale emesse da sedicenti psicologhi incompetenti (C-bex di Mons-Charleroi : la signora Regini Laurence, la signora Fadeur Isabelle, il signore Baeskens-Charlier Alain, la signora Delmotte Natacha) sulla base di una relazione bidone (la signora Saint Huile) ; i falsi ideologici e le calunnie scritte contro di me da persone che non mi conoscono (SPJ di Mons : la signora Anne Lethé-de Greef, SOS-Enfant di Mons : il signore Gallez Michel) ; documenti del dossier scomparsi nel nulla,( volutamente fatti sparire) ; il ricatto affettivo del direttore dell’aiuto alla gioventu’ di Mons (il signore Bensaïda Taoufik) ; il processo nei miei confronti… rappresentano una gigantesca violazione della Convenzione Internazionale dei Diritti de l’Uomo e del Bambino, realizzata e perpretata dalle autorità di Mons. E’ ora che il Tribunale di Mons smetta di agire illegalmente e scandalosamente nei confronti dei delitti ed abusi inflitti a due innocenti vittime, che sono le mie bambine. Con le loro decisioni (procedure civile volontariamente rallentate e archiviazione accelerata del dossier penale), le autorità di Mons coprono volutamente e in tutta evidenza gli atti criminali degli Antonini diventando loro complici. Le loro decisioni hanno perso tutta la credibilità davanti ai cittadini belghi e internazionali e davanti alle autorità italiane, perchè pongono volontariamente le mie bambine in una condizione di pericolo permanente rappresentato dalla violenza sessuale e degli abusi che subiscono nel contesto paterno nel quale loro si trovano attualmente. Quindi e’ URGENTE che questi delitti gravi ed inumani cessino ! I disfunzionamenti visibili e ben reali che appaiono nel mio dossier sono la prova evidente di una volontà di nuocere alla manifestazione della verità relative agli stupri commessi sulle mie bambine dagli Antonini e i lori complici.
ISOLAMENTO DEL GENITORE PROTETTORE 
Il genitore protettore, fidandosi della giustizia del suo paese e delle istituzioni di aiuto per l’infanzia, avrà il riflesso, come chiunque altro genitore trovandosi nella stessa situazione, di rivolgersi a loro per depositare le rivelazioni di abusi subite dal suo bambino e sperare cosi che tali istituzioni mettano in campo ogni tipo di contromisura atta a tutelare nel miglior modo possibile il minore vittima di abusi.. Ahimé, il genitore protettore si renderà conto rapidamente della sua grande solitudine davanti all’aiuto che desiderava avere per il suo bambino, sopratutto quando capirà che i perversi istituzionalizzati vogliono separarlo da lui ed incriminarlo di una « pseudo-pericolosità » per, cosi, screditarlo ed insabbiare la verità degli atti criminali commessi sul suo bambino dai membri della rete pedofila. Come isolare il genitore protettore cioe’ quello che vuole proteggere il suo bambino dalla violenza sessuale che ha subito ? Gli obbiettivi ricercati dai perversi istituzionalizzati sono identici a quelli ricercati per isolare il bambino vittima di abusi sessuali, ossia:
Isolamento psicologico :
Rendere il genitore protettore non credibile etichettandolo come « alienante » per il suo bambino, cioe’ colpito della « sindrome di alienazione parentale (SAP)». Il SAP e’ stato definito in 1986 da Richard Gardner, professore di pedopsichiatria all’università di Columbia. Secondo lui, riguarda un disordine psicologico che colpisce il bambino quando uno dei suoi genitori elabora su di lui, in un modo implicito, un « lavaggio del cervello » allo scopo di distruggere l’immagine dell’altro genitore. Quando l’operazione e’ riuscita, il bambino rigetta o demonizza questo genitore che prima amava. Questa teoria e’ pericolosa non nel suo fondamento ma nell’uso che ne fanno i perversi istituzionalizzati per, cosi, procedere all’allontanamento del genitore protettore dal suo bambino. Infatti, questa teoria e’ spesso usata nelle procedure giudiziarie come strategia per screditare il genitore protettore e, quindi rendere poco credibile le rivelazioni di abuso subite dal suo bambino. I perversi istituzionalizzati dichiareranno che il genitore protettore ha una « relazione simbiotica » con il suo bambino, che e’ « alienante » per lui e quindi, e’ « pericoloso ». In questo modo, si procede al collocamento in istituto del bambino per allontanarlo del suo genitore protettore. Questa teoria sarà usata nei casi dove non ci sono segni fisici di abuso sessuale sul bambino. Invece, nei casi di bambini vittime di abusi sessuali dove ci sono segni fisici di questi abusi (fissure anali, vulvite, vaginite, lesioni dell’imene), i perversi istituzionalizzati dichiareranno che il genitore protettore e’ colpito da una malatia psichiatrica : « la sindrome di Münchausen per procura ». Questa sindrome e’ un disturbo del comportamento di un adulto nei confronti di un bambino : ossia il maltrattamento dell’adulto sul bambino che consiste nella provocazione volontaria di sintomi fisici o psicologici. In questo modo, etichettando il genitore protettore come « alienante » o « malato pericoloso », sarà piu’ facile, per i perversi istituzionalizzati, separarlo dal suo bambino. L’abuso di queste due teorie nelle procedure giudiziarie aggiungerà un altro trauma al bambino poichè non sarà creduto nel suo drammatico racconto, e quindi, gli sarà totalmente negata ogni fiducia nella sua descrizione della sofferenza e violenza subita.

Isolamento fisico e/o geografico :
Questa seconda tappa e’ consecutiva alla prima (isolamento psicologico). In questo caso, il genitore protettore, definito « pericoloso » dai perversi istituzionalizzati sarà isolato in una struttura psichiatrica o carcerale.
Isolamento sociale e professionale : Questa terza tappa e’ consecutiva alle due precedenti (isolamento psicologico e fisico e/o geografico). Lo scopo ricercato dai perversi istituzionalizzati e’ di isolare il genitore protettore dal suo contesto sociale e familiare : deteriorare la sua identità psicologica, sociale e professionale. Le spese per le procedure e la persecuzione guridico-istituzionale nei confronti del genitore protettore aumenteranno la sua disperazione psicologica ed economica. Le spese per le procedure giudiziarie e’ un altro mezzo usato dai perversi istituzionalizzati per ostacolare la manifestazione della verità dei crimini inflitti sul bambino vittima, per impedire cosi al genitore protettore di continuare le sue azioni giudiziarie.
Tutto questo e’ il riflesso del nostro dramma vissuto durante cinque anni per tentare di salvaguardare le mie due bambine dall’inferno della pedo-criminalità. Voglio precisare che il mio vissuto mi appartiene e quindi, non lo voglio trasporre ad altre situazioni. Neppure non voglio generalizzare la mia storia, che si e’ orientata dai perversi istituzionalizzati verso la protezione criminale, piuttosto di orientarla verso la protezione delle mie bambine. Sarebbe eccessivo da parte mia affermare che tutte le persone impiegate e che lavorano presso il Tribunale o nelle istituzioni di Mons (Belgio) siano corrotte o non si assumano pienamente le loro responsabilità. I perversi istituzionalizzati che hanno avuto un ruolo nella non protezione delle mie bambine si riconoscerano e dovranno, un giorno, espiare la lora coscienza, sperando che ne abbiano una ! L’aiuto tanto ricercato per le mie bambine e che non ho trovato in Belgio, mi ha costretta a venire in Italia nello scopo che giustizia sia fatta e che, finalmente, le mie bambine siano riconosciute vittime di abusi sessuali da parte del padre (Antonini Rocco), del nonno paterno (Antonini Roberto) e di altri adulti (il padre e il nonno hanno portato la mia bambina, Fiona, in diversi luoghi dove altri adulti erano presenti e hanno abusato di lei e di altri bambini- esistono testimonianze al riguardo già agli atti). Seguito al mandato di arresto europeo per sottrazione di minori emesso dalla giudice Laloux Veronique del Tribunale di Mons (Belgio), sono stata arrestata in Italia. Sono rimasta quattro giorni in prigione e seidici giorni di arresti domiciliari. Dopo, sono stata giudicata dalla Corte di Appello di Ancona (Italia) e liberata senza condizione. Al momento del mio arresto, le mie bambine sono state strappate da me e collocate in istituto in Italia, per 7 mesi. Ho potuto avere il diritto di visita solo due mesi dopo il collocamento delle mie bambine, con solo quattro ore al mese per gli incontri. Le mie bambine erano disperate e si sentivano perse in un contesto straniero poichè loro non conoscevano e capivano la lingua italiana (essendo la lora madrelingua il francese) ed erano strappate dalla lora famiglia e dai lori riferimenti familiari. Nonostante le pressioni delle autorità belghe per rimpatriare le mie bambine, la Corte d’appello di Ancona (Italia) ha revocato il rimpatrio in Belgio, tenendo conto del pericolo che avrebbero potuto correre se fossero ritornate dal loro padre in Belgio. Non esistono parole per esprimere l’immensa sofferenza che io, le mie bambine e tutta la mia famiglia abbiamo provato e proviamo tuttora. E’ un’agonia lenta e dolorosa( una morte a goggie) che subiamo nel nostro quotidiano ; questa davanti all’impotenza delle persone che ci sono vicine e che ci sostengono, ma anche davanti alla vigliaccheria e il disinteresse assoluto delle autorità e delle istituzioni che potrebbono prendere delle decisioni per la salvaguardia delle mie bambine, e che non fanno niente ! Il 17 maggio 2007, il Tribunale dei minori di Ancona (Italia), che non era competente, ha emesso una decisione di rimpatrio delle mie bambine, in Belgio. Questa decisione ha quindi cavalcato ILLEGALMENTE quella della Corte d’appello di Ancona (che aveva precedentamente revocato il rimpatrio). Il 19 maggio 2007, nella segretezza piu’ assoluta e senza essere stata informata, le mie bambine sono state prelevate, durante una passeggiata con gli altri bambini dell’istituto, e rimpatriate in Belgio dal loro padre carnefice. Nel maggio 2008, la Corte Suprema di Cassazione di Roma ha cassato la decisione emessa dal Tribunale dei minori di Ancona, ha riconosciuto la sua incompetenza e ha affermato il mantenimento delle mie bambine sul territorio italiano. Ma era troppo tardi ! Le mie bambine sono attualmente in Belgio ! Sono trascorsi due anni che non ho nessuna notizie delle mie bambine. Il padre e i perversi istituzionalizzati di Mons si oppongono categoricamente ad ogni contatto tra me e le mie bambine (neanche al telefono !), disinteressandosi completamente dellinteresse delle mie bambine e negando totalmente le leggi internazionali sui Diritti del bambino e dell’Uomo. Nonostante le diverse richieste che io e i miei genitori abbiamo depositato per ottenere questi contatti, le autorità di Mons (Belgio) rimangono ermetiche e utilizzano diverse giustificazioni per allontanare questi contatti : rallentamento delle procedure civili, rinvio delle udienze al ruolo, date delle udienze fissate a dei periodi lunghi (9 mesi ad un anno tra due udienze), … La totale negazione di contatti con le mie bambine serve, per i perversi istituzionalizzati, come ricatto affettivo per costringermi a togliere e far cadere la procedura penale in corso e quindi cancellare le mie accuse di stupri su minori a carico del padre, del nonno paterno e « X » (altre persone complice in questa rete). I nfatti, il 21 dicembre 2007, il direttore del Servizio di Protezione Giudiziario e dell’Aiuto alla Gioventu’ di Mons, il signore Bensaïda Taoufik, mi convocava per un colloquio previsto il 20 dicembre 2007. Non potevo essere presente perchè bloccata in Italia in seguito al mandato di arresto europea emesso dal mio ex-marito ANTONINI Rocco per sottrazione di minori (questo mandato di arresto è stato revocato in Italia). Quindi, solo i miei legali, il padre e il suo legale potevano essere presenti a questo incontro del SPJ. Durante questo colloquio, il signore BENSAIDA Taoufik dichiarava che un contatto telefonico sarebbe stato autorizzato tra me e le mie due bambine il 21 dicembre 2007 alle ore 17. Una semplice telefonata che rappresentava per me una grande speranza poichè non ho più notizie delle mie bimbe da quanto loro sono state rimpatriate in Belgio cioe’ il 19 maggio 2007 (quindi erano trascorsi 10 MESI). Ogni contatto anche telefonico mi è stato negato dal padre e i suoi legali, l’avvocato BARTHELEMY Jean-Emmanuel e l’Avvocato DEPETRIS Nathalie, avvocati del foro di Mons (Belgio). Il 21 dicembre 2007, invece di sentire al telefono le mie bambine, come era previsto, parlavo con il direttore del SPJ, il signore BENSAIDA. Un ora di conversazione dove lui mi spiegava che dovevo cessare la « guerra », « cambiare atteggiamento » e « evitare di fare troppo baccano » attorno a questa storia se volevo rivedere le mie bambine. Il signore BENSAIDA mi ha suggerì di togliere le accuse di pedofilia a carico del padre e del nonno paterno. Recentamente, all’udienza del 22 aprile 2009, il giudice della Corte d’appello di Mons (Belgio) aveva deciso di rinviare l’udienza al 13 maggio 2009 per potere organizzare le modalità di contatti con la web-cam, tra me e le mie bambine. Occore precisare che le autorità di Mons hanno accelerato l’archiviazione del dossier penale per stupri su minori a carico degli Antonini (padre e figlio). Infatti, quattro giorni prima dell’udienza preliminare per il rinvio al giudizio di Roberto Antonini davanti al Tribunale di Fermo (Italia), il Tribunale di Mons aveva deciso di archiviare l’istruzione penale basata sugli stessi fatti (strupri su minori). Nell’unico intento di dimostrare alle autorità italiane che non esiste nessuna imputazione contro gli Antonini, archiviando in fretta il dossier penale. Nonostante questa decisione belga, il Tribunale di Fermo (Italia) ha mantenuto il rinvio al giudizio del nonno e ha fissato il processo penale per il 08 luglio 2009, per i reati di stupri su minori a carico di Roberto Antonini. Contro questa decisione di archiviazione relative al dossier penale belga, ho depositato un ricorso in Cassazione, il 05 maggio 2009. In seguito a questo fatto, il padre ed il suo legale, l’avvocato Barthélémy Jean-Emmanuel (del foro di Mons-Belgio) hanno scritto al giudice della Corte d’appello di Mons, per cosi esprimere la lora opposizione nella ripresa dei contatti tra me e le mie bambine (vedere la lettera dell’avvocato Barthélémy, in data del 11 maggio 2009). Nella sua lettera, l’avvocato Barthélémy spiega questo rifiuto, in questo modo : « …non e’ possibile per il mio cliente di intraprendere un qualsiasi accordo poichè siamo stati informati che la signora Maoloni ha depositato un ricorso in cassazione contro la decisione di archiviazione emessa dalla Corte d’appello di Mons in data del 21 aprile scorso e che riguarda l’archiviazione della procedura penale… Per quanto riguarda la procedura penale in Italia, non ho nessuna informazione relative alle intenzioni della signora Maoloni per quanto riguarda il mantenimento della procedure penale a carico del mio cliente, in Italia. Suppongo, seguito al ricorso in cassazione introdotto in Belgio, che la procedura sarà proseguita in Italia nei confronti del mio cliente. Quindi, Lei capirà che, in questo contesto, il mio cliente emette delle riserve nei confronti dell’attegiamento della parte avversa e quindi, non puo’ essere rassicurato per quanto riguarda le intenzioni della signora Maoloni che persiste a presentarlo come « un pedofilo in potenza ». Nessuno accordo sarà accettato all’udienza del 13 maggio 2009… » Nel verbale dell’udienza del 22 aprile 2009 (vedere allegato), il giudice della Corte d’appello di Mons, il signore Wustefeld Pierre-André afferma : « ….le parti devono prevedere un dispositivo che permette, nel rispetto dell’interesse delle bambine e delle parte, di cominciare una ricostruzione del legame tra le bambine e Maria-Pia Maoloni. In questo senso, per permettere alle parti di proporre alla Corte un dispositivo concreto, e con il parere favorevole del Ministero Pubblico, la Corte rinvia la causa in continuazione all’udienza del 13 maggio 2009 alle ore 17.40 per 20’ ». Stranamente, all’udienza del 13 maggio 2009, questo stesso giudice ha avuto un attegiamento totalmente diverso e ha deciso di rinviare la causa a novembre 2009 (cioe’, sei mesi piu’ tardi !). Cosa e’ successo tra l’udienza del 22 aprile e quella del 13 maggio ? La risposta e’ il ricorso in cassazione che ho depositato il 05 maggio 2009, contro la decisione di archiviazione relative al dossier penale per stupri su minori. Infatti, attraverso questa azione, mantengo aperta la procedure penale in Belgio. In questo contesto, e’ facile capire che l’interesse delle mie bambine ed il loro benessere sono completamente calpestati dai perversi istituzionalizzati di Mons. Il loro obbiettivo e’ di archiviare al piu’ presto, questo dossier penale belga che sembra disturbare la lora tranquilità. Si servono delle mie bambine come oggetto di ricatto affettivo per potere sottomettermi alla lora dittatura che si traspare ovunque tra le righe del mio dossier : « fin quando continuerete la vostra battaglia, non rivedrete piu’ le vostre bambine ! » I perversi istituzionalizzati di Mons usano le mie bambine come mezzo di ritorsione per obbligarmi a togliere le mie denuncie per stupri su minori ; cosi loro potranno mettere un coperchio su questa patata bollente che disturba tanto la serenità perversa di questa rete pedo-criminale. L’amore incommensurabile che provo per le mie bambine e la fede, mi guidano in questa battaglia infernale e mi aiutano a mantenere la speranza di una giustizia pulita ed indipendente dove « la legge e’ uguale per tutti » e dove le vittime, le mie figlie, potranno essere riconosciute nel loro statuto di vittima per ricostruirsi in questo mondo di adulti che ha lasciato loro delle cicatrici dolorose e indelebili. Spero che questa giustizia non sia solo un’illusione ! La giustizia e’ umana e quindi comporta dei limiti : quelli della conoscenza teorica, quelli della conoscenza esatta dei fatti, quelli delle scelte individuali per potere rimanere integra nonostante le pressioni subite… Sarà la nostra perseveranza e la nostra intolleranza contro la pedofilia che salveranno tutti i bambini che hanno bisogno di noi per vivere con dignità in questo mondo. La pedofilia è come un cancro sociale perchè al di là della perversione individuale, dobbiamo combattere le persone ed a volte anche le istituzioni intere che, dietro la loro funzione sociale legittima e rispettata, proteggono e quindi agevolano la pedocriminalità in tutte le sue forme.
MAOLONI Maria-Pia
« Salvare un bambino e’ salvare l’umanità intera »

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